Ambiente

La zona di Frabosa Soprana e tutta la Valle Corsaglia più in generale è caratterizzata dalla struttura carsica del suolo, assai interessante poichè estendendosi dalla quota minima di circa 600 metri fino a 2300 metri presenta due forme differenti del medesimo fenomeno.
Possiamo infatti distinguere una fascia più bassa, costituita da un substrato carsico sul quale si è sviluppata una vegetazione piuttosto folta e rigorosa alternata a prati degradanti verso doline di varia forma, ed una fascia più elevata, che parte dalla grande dolina di Prato Nevoso ed è caratterizzata da un alternarsi di doline di varia forma e dimensioni e di caratteristici “campi arati” (= formazioni rocciose “solcate” dall’ azione delle acque superficiali). Assai scarsa è quindi la possibilità di trovare corsi d’acqua di qualsiasi entità che scorrano in superficie, vista l’estrema rapidità con cui le acque vengono drenate nel sottosuolo, ove percorrono la maggior parte del loro tragitto. Oltre alla grotta di Bossea, la quale ha uno sviluppo di circa due chilometri e dove è conservato nella sala del Tempio il magnifico scheletro dell’Ursus Spelaeus, possiamo accennare ad alcuni tra i più evidenti ed affascinanti carsici della zona, quali numerose cavità e abissi sotterranei anche di notevoli dimensioni: ricordiamo la grotta del Caudano, nella zona del Rio Serra, gli abissi Dolly, che si trovano nella zona di Artesina (Rocche Giardina) e hanno una profondità di ben 275 metri, l’Artesiniera profonda 355 metri sulle pendici dell’omonima cima e la Balma Ghiacciata del monte Mondolè, un tempo usata come vera e propria “miniera di ghiaccio”.
Assia interessante e molto varia è la vegetazione della zona; nella fascia più bassa troviamo imponenti castagneti che, oltre a colpirci per la loro maestosità, ci permettono di avere anche un documento sulla civiltà contadina ad essi tradizionalmente legata: lungo i numerosi sentieri che partono dall’abitato di Frabosa Soprana è possibile ripercorrere una sorta di “storia della civiltà del castagno”, fulcro per secoli dell’attività agricola della vallata. Si incontrano infatti secolari castagneti, seccatoi, gruppi di case con forni e chiesette, il tutto immerso in una natura ancora pressochè incontaminata. Tra i castagneti fioriscono le radure, ricche in primavera di crochi bianchi e violetti e di una particolare varietà di orchidea detta dactylorlinza.
Tra i 900 e i 1500 metri si incontrano le grandi faggete, nel cui sottobosco fioriscono aquilegie, garofanini, numerose varietà di gigli, fitillarie e botton d’oro; più oltre troviamo invece lussureggianti boschi di conifere, con bellissimi abeti, larici maestosi e pini silvestri, che solo più in alto cedono il posto al pino mugo e poco dopo al pascolo alternato alle praterie di rododendri.
A seconda della vegetazione le specie animali che popolano il bosco sono differenti: volpi, lepri, picchi, galli, forcelli, scoiattoli, civette, le faggete sono ricche di cince, cinghiali, beccacce, sparvieri, mentre nelle pinete vivono i fagiani di montagna e il ciuffolo. Nelle zone dei pascoli, infine, regnano le marmotte, i rapaci (poiane soprattutto ma anche aquile e falchi), le pernici bianche e le ranocchie presso i laghi della Raschera e della Brignola.