Storia

Le Valli di Frabosa furono abitate quasi certamente in epoca preistorica anche se le testimonianze sono piuttosto scarse, così come non sono molto numerose (forse a causa della distanza di questi luoghi dalle grandi vie di comunicazione di allora) quelle della dominazione di Roma pur storicamente provata.
Più massici furono invece gli insediamenti sulle pendici del Monte Moro di coloni Occitani giunti in due diverse ondate, i primi tra il II e il V secolo sfuggivano alle incursioni barbariche al tempo della caduta dell’Impero Romano, i secondi nel X secolo era spinti dalle invasioni saracene in Provenza. I Mori peraltro giunsero anche qui, tra il X e il XI secolo, e ancora molti luoghi ed oggetti ne portano traccia nel loro nome dialettale. Verso il mille, scomparso questo pericolo, fiorirono gli scambi commerciali e sorsero i primi villaggi in zone più accessibili, in quel periodo nacque l’abitato vero e proprio di Frabosa Soprana, in principio denominata La Vira (= città) e in seguito Freabulza.
L’etimologia di quest’ultimo nome è particolarmente incerta, ma quasi certamente si fa riferimento in esso ai folti boschi che ancora oggi coprono la zona: “Infra boscos”, “Ferraria ad boscos” ed anche “Frea-bulza” (= “fabbri nel bosco”).
La posizione del villaggio era particolarmente favorevole, ai piedi del Monte Moro e della collina di San Carlo, da cui si aveva completo dominio visivo sulle vie di accesso al paese e sulle vallate vicine. Proprio ai piedi di questa collina sorsero la chiesa romanica e le prime case in legno e pietra. Nel 1200 il paese si espanse verso le pendici del Monte Moro assumendo a grandi linee l’aspetto attuale. La piazza del Municipio e la piazza della Fontana vennero invece costruite nel secolo seguente.
Tra l’ XI e il XIV secolo il paese passò più volte di mano, fu dapprima dominio del Vescovo di Asti, poi del Marchese di Saluzzo per passare infine al Comune di Mondovì, diviso nei quattro quartieri di Vira, Molini (= Frabosa Sottana), Serro e Mondagnola.
Nel XV secolo la frazione di Molini iniziò a rivaleggiare con la Vira, tanto da richiedere la divisione dei confini che però avvenne molto più tardi. Proprio in questo periodo si fece profonda nella zona l’influenza dei Monaci dellaValle Pesio (ove ha sede la bellissima Certosa), che introdussero in paese nuove tecniche di costruzione e di lavorazione della terra ma soprattutto nuovi linguaggi che soppiantarono quello tradizionale per avvicinarsi al Piemontese in una forma di dialetto detta “kyé”, ancora oggi parlato, seppur di rado, dagli anziani del luogo. Fu il Duca Vittorio Amedeo II d’Aosta, sotto il cui dominio era passato il territorio, ad operare la divisione tra Frabosa Sottana e Frabosa Soprana nel 1698 in seguito alla quasi ventennale guerra del sale, ingaggiata dal popolo contro la gabella sul prezioso bene. Il Settecento fu un secolo di povertà tanto che le chiese parrocchiali progettate dal famoso architetto Francesco Gallo di Mondovì, crebbero a rilento nonostante le donazioni delle più facoltose famiglie del paese.
Gli anni tra il 1794 e il 1814 furono quelli della dominazione napoleonica, un periodo di guerre e povertà, anche se probabilmente le popolazioni ebbero a patire più dalla presenza di truppe piemontesi che non dagli attacchi di alcune avanguardie francesi. In ogni caso troppo vaghi sono i ricordi di questo tempo per poterne fare una fedele riscostruzione. La tradizione popolare ha esagerato certi fatti minimizzandone altri forse importanti e significativi. Si sono battezzate delle località con nomi che facessero pensare a grandi fatti d’armi, come il giro dei Francesi (vicino a Corsaglia), la strada dei cannoni (sul monte di Prà di Roburent), il campo dei Francesi (alla Balma). Questo fu anche il periodo del brigantaggio e in particolar modo di Meclinét, un brigante rozzo, temerario, ignorante ma spavaldo diventato una specie di eroe. Nella seconda metà dell’Ottocento iniziò un periodo di relativo benessere: nel 1874 furono aperte al pubblico le Grotte di Bossea e già a Frabosa Soprana esisteva un’attività turistico-alberghiera che si ampliò ulteriormente ai primi del nostro secolo, per decollare in modo definitivo anche grazie agli sport invernali, negli anni venti.
Pur ai margini dei grandi avvenimenti storici per la sua ubicazione geografica, il territorio di Frabosa Soprana versò un grande tributo di sangue durante le due Guerre Mondiali e fu teatro di importanti attività partigiane di cui troviamo ancora testimonianza nei monumenti, nelle targhe e nella memoria di qualche anziano. Ora Frabosa è una meta turistica e una delle località più attrezzate per gli sport invernali nel Monregalese e le spetta il ruolo di “veja”, i primi impianti sciistici della stazione risalgono infatti al 1948. Durante gli anni ’50 si ebbe il vero boom turistico con la costruzione della seggiovia del Monte Moro (850 metri di dislivello, al tempo la più lunga d’europa) e il successo di alcuni grandi compioni di sci frabosani come Eugenio Bonicco, componente della famosa valanga azzurra. Il paese centrale di Frabosa è ancora coronato da una miriade di piccole frazioni ove si può rivivere il ricordo di un mondo di pastori e contadini ormai troppo lontato della città; è per tutto questo che Frabosa Soprana rimane comunque un tranquillo e caratteristico paese di montagna con l’ambizione di migliorare la proprio posizione turistica offrendo sempre di più ai suoi visitatori.